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Combattere la piralide del bosso

Sulle vostre siepi o piante di bosso (Buxus sempervirens, B. microphylla, B. balearica) ci sono “ragnatele” al posto delle foglie? La colpa è della piralide del bosso, Cydalima perspectalis, una farfalla di origine giapponese arrivata in Italia da una quindicina d’anni con conseguenze devastanti. Anche se l’insetto si manifesterà nuovamente solo ai primi caldi, è bene imparare a riconoscerne i segnali per intervenire prontamente: è l’unico modo per vincere la battaglia nei suoi confronti e salvare i bossi. Se invece venisse lasciato dilagare, il destino delle piante si farebbe difficile…





Ciclo biologico della piralide del bosso

La piralide del bosso sverna come larva all’interno di un bozzolo racchiuso tra le foglie (vive o secche) della pianta infestata. In primavera (metà-fine febbraio al Sud, inizio-metà marzo al Nord) la larva riprende a nutrirsi con i primi caldi, poi si impupa e sfarfalla. Gli adulti cercano nelle vicinanze piante di bosso integre per deporre le uova (tra fine marzo al Sud e inizio maggio al Nord) e dare il via alla prima nuova generazione. Le generazioni si susseguono durante l’anno e l’ultima (di tre) che darà origine agli individui svernanti inizia ad agosto-settembre. Le infestazioni possono invece raggiungere chilometri di distanza attraverso materiale vegetale che viene movimentato su mezzi di trasporto.


I danni della piralide del bosso

Le larve sono numerose e voraci e in pochi giorni sono in grado di divorare intere piante di bosso. Quanto più l’attacco è intenso (e spesso ripetuto più volte durante l’anno), tanto più le piante mostrano sintomi di seccume generalizzato che può anche portarle a morte nell’arco di pochissimi anni. Per questo motivo l’osservazione costante delle proprie piante risulta importantissima nella precoce individuazione dei primi focolai di infestazione, più facili da combattere e meno impattanti sulle piante

Nel dettaglio, l’azione devastante delle larve parte dalla pagina inferiore del fogliame, che viene erosa lasciando intatte solo l’epidermide superiore e le nervature: le foglie appaiono opache e traslucide. In seguito, le larve più “anziane” divorano l’intero lembo fogliare, producendo un caratteristico intreccio disordinato (non sono ragnatele!) di fili sericei tra foglie e rametti, con abbondanti escrementi, ad avvolgere la vegetazione colpita. 

Le siepi colpite manifestano all’inizio ingiallimenti a chiazze che poi si estendono a tutta la chioma. Per evitare di scambiare questi sintomi per una malattia fungina (seccume del bosso, Cylindrocladium buxicola), basta osservare la presenza dell’elevata quantità di escrementi imprigionati nei fili sericei.


Come combatterla

La piralide del bosso non è prevenibile, quindi bisogna stare ben attenti all’inizio dell’infestazione, perché in questa fase è più facile combattere il parassita, con prodotti ammessi in agricoltura biologica, a bassissimo impatto ambientale.

Su un’infestazione iniziale di larve ancora giovani, si ottengono ottimi risultati con prodotti a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki o var. aizawai, avendo cura di bagnare bene anche l’interno della vegetazione e ripetendo l’intervento a distanza di 20 giorni durante tutta la bella stagione. I trattamenti vanno iniziati in primavera quando le larve svernanti riprendono la loro attività defogliatrice e ripetuti a ogni generazione in modo da tenere costantemente basso il livello della popolazione. Nota bene: il Bacillus thuringiensis è nocivo unicamente sulle larve dei Lepidotteri, mentre non è tossico per alcun altro animale, né per l’ambiente.

Se invece vi accorgeste tardi dell’infestazione (con larve ormai più lunghe di 3 cm), non vi resta che ricorrere al giardiniere professionista, l’unico che può distribuire prodotti chimici di sintesi, insetticidi ad ampio spettro d’azione, a base di piretroidi (es. deltametrina, cipermetrina) o di esteri fosforici (es. clorpirifos in formulazioni microcapsulate), anche in questo caso bagnando bene tutta la vegetazione. 


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