Siete convinti che le primule, grande classico di gennaio-marzo, siano solo le “solite” Primula x polyantha? E se vi dicessimo che esistono anche le primule “selvatiche”, come P. veris, P. vulgaris, P. elatior e P. auricula, le “botaniche”, come P. sieboldii, P. denticulata, P. japonica, e quelle “da interni”, come P. malacoides e P. obconica? Senza dimenticare che anche le polyantha ora si offrono anche in cultivar con i petali doppi oppure increspati o bicolori, veramente diversi dal solito! Le trovate tutte in vendita nei Centri di Giardinaggio, e qui vi raccontiamo quali sono e come mantenerle.
Primula x polyantha o dei fioristi
La versione classica presenta una rosetta di foglie basali rigide e rugose, verde smeraldo, di forma ovata, al centro delle quali si ergono corti steli (max 10 cm) che portano ciascuno un fiore a 5 petali semplici parzialmente fusi, bianchi, gialli, arancioni, rosa, rossi, porpora, azzurri, blu o viola. Ora esistono anche petali bicolori (con l’unghia, cioè la base di colore sfumato o a contrasto, oppure striati), increspati o doppi (“a rosellina”), e fiori portati a mazzetti su robusti steli alti 20 cm, mutuati dalle selvatiche Primula veris e P. elatior. Ma anche polyantha con foglie nere e fiori color pastello!
È una pianta da esterni: in casa muore entro 10 giorni. Tollera perfino la neve, non sopporta invece il caldo, né casalingo, né estivo. Va rinvasata appena arrivata a casa: in 2 misure in più se rimane singola, oppure 2 esemplari in una cassetta o ciotola da 30 cm oppure 3 in contenitori da 40 cm. Non create cassette o ciotole così dense da non vedere più il terriccio: la primula ha bisogno d’aria intorno per stare bene e, se le foglie di più piante si toccano fino a nascondere il substrato, l’aria non circola, creando le condizioni ideali per la muffa grigia e il ragnetto rosso. Utilizzate un buon terriccio per piante da fiore e, sul fondo, mettete 2 cm di argilla espansa come drenaggio.
Se la temperatura sale, la primula beve molto, e farle patire la sete significa vederla afflosciarsi. Quanta acqua darle dipende dalla misura del vaso, dalla temperatura e dalla posizione. Indicativamente, per un vaso del 18, a 15 °C in pieno sole serve mezzo bicchiere d’acqua tutte le mattine nel sottovaso. Attenzione però: è sensibile ai ristagni idrici.
Per prolungare la fioritura, concimate con un buon concime liquido per piante da fiore, da diluire nell’acqua d’irrigazione e da distribuire ogni 10 giorni dall’acquisto fino all’inizio di aprile. Ed eliminate regolarmente i fiori appassiti, tagliandone lo stelo il più in basso possibile.
A fine stagione, in aprile-maggio, se potete piantatele in giardino, in un punto ombreggiato in estate, o regalatele a chi ha il giardino, o mettetele nelle aiuole condominiali, o in aiuole pubbliche ma incolte.
Primule spontanee
Primula vulgaris (= P. acaulis), P. veris (= P. officinalis), P. auricula, P. elatior sono le primule dei boschi, già fiorite a inizio febbraio se illuminate dal sole, costellando le radure e colorandole di giallo pallido. La prima ha lo stesso portamento della polyantha, alla quale ha dato origine, mentre le altre tre si caratterizzano per il lungo stelo fiorale che porta un’ombrella più o meno ricca di fiori, sempre rigorosamente gialli.
Attenzione: non raccoglietele mai in natura, per non depauperare la flora selvatica e per non incorrere in multe salate, per esempio nel caso di Primula auricula che è protetta su tutto il territorio nazionale. Sono reperibili invece presso vivaisti specializzati in erbacee perenni e nei migliori Centri Giardinaggio: potrete trovare anche insoliti, graziosi ibridi di P. elatior e di P. auricula in colori diversi dal giallo, es. rosso o blu.
Acquistate le primule spontanee se avete un giardino fresco, in collina o montagna, piantandole subito in piena terra in una posizione che d’estate sia ben ombreggiata da alberi e arbusti ma possibilmente ventilata. Curate l’annaffiatura fino al primo autunno, dopodiché lasciate fare alla Natura che le moltiplicherà e vi riproporrà la loro fioritura a ogni febbraio e fino ad aprile.
Primule “botaniche”
Il termine “botanico” si riferisce in genere a specie e varietà spontanee, ossia non ricavate tramite la selezione floricola. A rigore, anche le primule spontanee sono botaniche, ma nel caso della primula, per “botaniche” si intendono le specie provenienti dall’Estremo Oriente: Primula denticulata, P. japonica, P. sieboldii, P. sikkimensis ecc. Da ciascuna di esse i floricoltori hanno ricavato cultivar in colori differenti rispetto alle specie, che per lo più fioriscono in rosa, regalandoci per esempio il bianco e il rosso.
Anche queste le trovate in vendita presso vivaisti specializzati e nei migliori Centri Giardinaggio. E anche per loro valgono i consigli di coltivazione relativi alle primule spontanee.
Primule “da interni”
Da una rosetta più (Primula obconica) o meno (P. malacoides) folta di foglie si ergono lunghi (fino a 20 cm) steli che portano fiori in tinte pastello affascinanti, dall’albicocca al viola polveroso, dal ciliegia chiaro al rosa antico, fino al rosso, fucsia, porpora o bianco.
Le chiamano anche “primule da interni”, ma se le mettete in casa, appassiranno velocemente a causa dell’aria calda e secca, che spesso provoca attacchi di ragnetto rosso. Resistono fino a 5 °C e il fresco è il loro habitat ideale, a condizione che non sia quello della veranda, la cui umidità fa invece apparire gli aleurodidi o moscerini bianchi. Rimandate il rinvaso a fine fioritura, in un paio di misure in più e miscelando il terriccio per piante da fiore con due manciate di torba. Per l’annaffiatura e la concimazione seguite i consigli dati per la polyantha.
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